
C'era una coppia di anziani seduti su una panchina poco distante da noi, quel giorno, quando ti ho afferrata per un braccio, ti ho tirata a me, e ti ho baciata. In pieno centro, con la gente che scorreva intorno a noi; immobili con gli occhi chiusi e la mente altrove: come in quella foto famosa di Doisneau.
Lui ci ha guardati per qualche istante, poi ha dato un leggero colpo con il gomito a lei, che stava vagando con gli occhi stanchi, altrove.
Lei si è accorta di noi, ha visto la tua mano muoversi lentamente, indugiare, e raggiungere la mia. Ha sorriso, ha guardato lui che le ha borbottato qualcosa. Poi, dopo un paio di secondi di esitazione, lui le ha messo un braccio intorno alla spalla. Proprio come aveva fatto allora, con molti meno anni dentro il sacco, in un tempo in cui io e te non eravamo neppure ipotesi.
Sessanta secondi, immobili, senza respirare.
Tu hai sorriso, io ti ho detto che sei una pazza. Pazza di te, hai risposto.
Abbiamo ripreso a camminare, lasciandoci alle spalle la coppia alla quale avevamo appena regalato la gioia di un ricordo.
Un ordinario minuto, tra tanti ordinari minuti della vita. Ce ne sarebbero stati molti altri di simili, se non più belli, dopo quello. Ma speciale, per una coppia di anziani torinesi, che in quel minuto ha rivisto cinquant'anni di vita insieme condensati in un unico gesto spontaneo.
A Torino, per le vie del centro, succede anche questo.