giovedì 27 aprile 2006

Il parere dello psicologo


Credo, anzi sono sicuro, che quasi tutti gli studenti di psicologia, quando hanno iniziato il loro corso di studi, erano convinti di una cosa: che prima o poi, col susseguirsi dei corsi, degli esami e dei vari tirocini, avrebbero trovato la risposta a tutti gli interrogativi cui la vita ci pone davanti.
Questa convinzione è alimentata da diversi fattori, e non è propria soltanto degli ignari studenti di psicologia: sono molti infatti gli "specialisti", gli "esperti", gli "opinionisti" che riempiono ormai lo share televisivo, i quali propinano pareri omniscenti, trovando sempre la spiegazione per quell'omicidio, per quella strage, per quel fenomeno. Di Crepèt qualsiasi è pieno non soltanto il piccolo schermo, ma anche gran parte della carta stampata: non mancano poi i quotidiani interventi di psichiatri e psicoterapeuti stranieri, che dalle università della Pensylvennia forniscono statistiche, studi elaborati... Questo "Popolo della psicologia" spiega tutto, insomma.
Ben presto però i "nostri" studenti sarano posti di fronte alla dura realtà: la psicologia, purtroppo, non spiega proprio un cazzo. Anzi, complica tutto; essa pone infatti l'essere umano di fronte ai propri limiti, di fronte al dolore e alla sofferenza che caratterizza la vita di tutti noi. Non propina inoltre risposte da contrapporre a questo dolore, ma in modo del tutto non invasivo cerca di convincere le persone che certi mali non vanno evitati, vanno semplicemente accettati e sopportati. Grazie tante, vien da dire. Col passare del tempo, però, ci si rende conto che se davvero si capisce quel piccolissimo concetto, forse è davvero più facile, questo mondo. Lo studente di psicologia a quel punto ha due strade davanti: diventare un Paolo Crepèt qualsiasi, e far credere all'uditorio di possedere la risposta a tutto, soddisfacente e rassicurante, oppure far capire ad amici, parenti e conoscenti tutti che non è "il male" ciò su cui dobbiamo porre l'attenzione, ma bensì ciò che ci spinge a identificare "il male" e, soprattutto, il perchè decidiamo di confidarci con una persona, che sia essa uno psicologo, un genitore, un amico. Dalla relazione con l'altro, si può capire veramente come sfuggire la sofferenza.
Questo, la gente non lo sospetta. Molto più facile affidarsi a una risposta scientifica, a paroloni quali "complesso edipico", "fissazione orale", "edonismo"... Come se poi con una piccola medicina si potesse, identificato il male, guarire completamente... Vaffanculo, psicologia, ci hai davvero fregati tutti. E ce lo meritiamo, in fondo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

Caro Cico capisco benissimo cosa intendi. Io studio filosofia. Chi non sa cosa sia si aspetta sempre da un momento all'altro una citazione, una frase ad effetto o almeno una frase qualsiasi (possibilmete senza un senso compiuto) che gli chiarisca in modo più o meno elegante o eloquente il problema che ti ha sottoposto. Pensano veramente che te abbia scoperto il senso ultimo dell'esistenza o almeno alcune delle risposte alle grandi domande che tutti prima o poi ci poniamo. Io sorrido, cerco di dargli con una citazione, una frase ad effetto o qualcos'altro di simile, quello che si aspettano. Poi penso che loro, ragazzi come me che invece di studiare hanno scelto di fare i fabbri, hanno già trovato tanto che le mie risposte non servono. Magari non sapranno mai il paradosso dell'asino di Buridano ma la loro vita se la sono già spiegata.
complimenti per il blog