lunedì 4 settembre 2006
Addio, presidente
Massimo Gramellini non dovrebbe più occuparsi di calcio.
Lo dice una persona che, da anni ormai, pende letteralmente dalle labbra (o meglio, dalla penna), del giornalista torinese: ho divorato centinaia e centinaia di "Buongiorno", sul quotidiano La Stampa, sorridendo, ridendo e soprattutto crescendo.
Pochi giorni fa ha parlato di Inter, definendola la "nuova" squadra più antipatica del campionato, vista la dipartita ormai, per qualche tempo, della detentrice dell'infelice primato, ovvero la Juventus.
Il fato ha voluto che questa infelice definizione, ironicamente, fosse partorita in stretta concomitanza con la prematura scomparsa di Giacinto Facchetti, bandiera prima e simbolo poi del prestigioso club di via Durini.
Quale squadra, in Italia, può vantare un personaggio di tale spessore? Dolce, burbero e orso forse, ma rappresentante di quei valori che il calcio ha dimenticato...
Quale squadra ha avuto tra le sue fila uno come Peppino Prisco, che con la sua ironia, competenza e equidistanza nelle opinioni, ha fatto divertire e riflettere generazioni di tifosi.
E quale squadra, infine, può vantare un presidente come Massimo Moratti: si, un bambinone stupido al quale i familiari hanno dato un giocattolino perchè non rovinasse le imprese di famiglia, ma nello stesso tempo un proprietario e un presidente "innamorato" della sua squadra, padre prima che datore di lavoro, cui mai sono interessati i profitti ad ogni costo; il suo unico desiderio era che il suo popolo sognasse, coltivasse una fede... Poco importava se poi, anno dopo anno, le soddisfazioni latitavano: ci si beveva su, e pronti a ricominciare.
L'Internazionale di Milano sarà una squadra di perdenti, di illusi, di eterni secondi: urlatelo pure ogni domenica in ogni stadio italiano. Ma l'Internazionale di Milano è una squadra in cui i protagonisti sono Uomini veri, fatti di una pasta di cui si è dimenticata la ricetta. L'antipatia... beh, è un'altra cosa.
Addio, presidente.
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4 commenti:
Come ho già fatto in altre sedi, mi unisco al cordoglio per la scomparsa del grande Giacinto Facchetti.
L’Internazionale di Milano è una squadra che anche quest’anno, come se nulla fosse successo, ha continuato a spendere il quadruplo di tutte le altre squadre.
Capisco che a un tifoso dell’Internazionale di Milano possa far piacere.
Un tifoso del Toro, che quanto a storia e personaggi di spessore non ha nulla da invidiare all’Internazionale di Milano, non riuscirebbe a godere, se Cairo avesse speso 45 milioni di euro nella campagna-acquisti. Gli sembrerebbe una ingiustizia, uno spreco, una disparità di trattamento con la concorrenza.
E’ questo, SOLTANTO QUESTO, che rende l’Internazionale di Milano più simile a Juve e Milan che a Toro e Bologna o Sampdoria.
Detto questo, mi inchino davanti a Giacinto Magno.
è proprio vero, ti ha risposto massimo gramellini in persona: mi inchino!
D'accordo su tutto; compresa l'analisi su Gramellini.
Quel giorno, quel Buongiorno, mi ha proprio deluso.
Ancora più per i contenuti, per il suo essere evidente schiavo del datore di lavoro e delle convenienze editoriali.
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