domenica 4 febbraio 2007
Genova - Catania
Genova, piazza Alimonda, 20 luglio 2001. Un ragazzo, dopo gli scontri con la polizia, rimane a terra, freddo, senza vita. Si chiamava Carlo Giuliani, ucciso da un poliziotto, a 23 anni, durante una manifestazione contro i potenti della terra.
Catania, ospedale Garibaldi, 2 febbraio 2007. Un poliziotto capo viene portato d'urgenza in sala operatoria, dove si spegnerà poco dopo. Si chamava Filippo Raciti, ucciso da un tifoso catanese, a 38 anni, durante una guerriglia urbana contro la polizia.
Non venite a dirmi chi ha ragione, e chi ha torto. Non sto parlando dei motivi per cui sono avvenuti gli scontri alla polizia: condividevo la manifestazione pacifista contro il G8, sono schifato dalla violenza gratuita contro la polizia, negli stadi italiani. Quello che conta è che degli uomini, in divisa, in due occasioni sono stati costretti a buttarsi in una mischia di cui loro non erano responsabili. Hanno reagito in maniera diversa: alcuni, a Genova, hanno perso la testa, hanno picchiato chi non centrava nulla, hanno abusato del loro potere. Ma solo alcuni: è grave, e sono stati puniti.
Ma sono convinto che se il poliziotto che ha sparato a Carlo GIuliani non avesse premuto il grilletto, avrebbe fatto la fine di Raciti. E se Raciti, invece di essere colpito da una bomba carta mentre scendeva dalla macchina, avesse estratto l'arma dalla fondina e avesse fatto fuoco, avremmo un'altro martire vittima dell'abuso di potere dei poliziotti.
La guerra non è colpa di chi la combatte, ma di chi la ordina.
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3 commenti:
Non sono d'accordo. Strumentalizzare le reazioni incontrollate dei servitori dello stato per giustificare i disordini provocati da 4 sconsiderati non è essere obbiettivi.
Colpevolizzare lo stato non basta, così come non basta trovare un perchè. Bisogna trovare un come, come dire basta.
Genova e Catania, ci tengo a sottolinearlo, sono due cose diverse.
Nel primo caso centinaia di poliziotti "bambini" sono stati mandati allo sbaraglio, contro gente che era era chiaramente intenzionata a cercare lo scontro a tutti i costi. In una situazione del genere ci sono stati "crimini" da una parte e dall'altra, un po' come le immagini dei soldati ragazzini americani in iraq che ridono e scherzano dopo aver fatto esplodere la testa di un arabo.
Nel secondo caso i poliziotti sono stati racchiusi in una specie di imboscata, il chiaro intento era quello di ferire se non di uccidere.
Rimane il fatto che, a seconda dei motivi per cui gli scontri ci sono stati, a seconda degli stati d'animi, l'episodio Giuliani e l'episodio di Catania, erano molto simili: in un caso è morto "l'aggressore", diventando martire e criminale invece il giovane poliziotto. Nel secondo caso, è stato ucciso l'agente, e l'assalitore è descritto come una bestia.
In entrambi i casi, se fosse successo l'opposto, la reazione di stampa, opinione pubblica ecc. sarebbe stata la medesima
cico, come ho già scritto da krepa (quindi non sto a ripetermi), la penso esattamente come te. in questo caso, il mio pensiero è il tuo pensiero!
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