giovedì 1 febbraio 2007
Pensavo
Oggi pensavo. Pensavo che se non fosse morto mio zio Gianni, forse adesso sarei seduto vicino al mio amico Gianluca nella redazione de "La Stampa", perchè vaffanculo, chi dice che rifiuterebbe una raccomandazione da qualche parte non ha capito un cazzo di come va la vita.
Pensavo che siamo composti da miliardi di cellule, e che queste cellule non fanno altro che morire per crearne delle nuove: siamo come una barca, che viene riverniciata, tappezzata, a cui vengono cambiati i pezzi, fino a quando non rimane nemmeno un pezzo dell'originale, a parte il timone forse. Quindi pensavo che, cervello a parte (anche se alcuni non sono d'accordo), io non sono assolutamente la stessa persona che ero qualche anno fa. Non c'è più nemmeno una cellula del "vecchio Cico" che faceva il liceo, che si preoccupava per le interrogazioni di Greco autori o che giocava a basket con scarsi risultati in una squadra salesiana, dopo aver perso l'occasione del grande salto ai tempi del "Giornalino". E me ne rendo conto.
Pensavo che mi sono un po' rotto le palle delle pubblicità delle varie compagnie telefoniche, come se un uomo potesse essere giudicato se preferisce Elisabetta Canalis, Paris Hilton, Megan Gale, o Aldo Giovanni e Giacomo (Wind, erano finite le fighe di legno da mandare in video?). E pensavo che, come mi ha fatto notare un'amica da poco conosciuta, sono ridicole le frasi pronunciate dagli eroi, nei film d'azione americani.
Pensavo che Mastella è un perfetto idiota, e pensavo che un'Inter come questa, beh, orgasmo. E domenica penso andrò allo stadio, perchè se i ragazzi battono la Roma potrei abbracciare il mio sconosciuto vicino di posto e urlare che voglio bene a tutti. Perchè pensavo che il calcio non deve essere un'ossessione, ma è un fenomeno sociale che può essere di una bellezza disarmante.
Pensavo che vorrei già aver ricevuto la certificazione dalla Croce Rossa internazionale, perchè forse, pensavo, la mia vera vocazione ora come ora sarebbe quella di salutare tutti, belli e brutti, e andare da qualche parte in giro per il mondo, a portare aiuti a coloro che sono dimenticati addirittura da dio. E pensavo che non andrei dunque in Iraq, dove l'obiettivo della telecamera di turno è puntato 24 ore al giorno, ma piuttosto in Somalia, dove la gente muore sotto i colpi del macete o dei kalashnikov che noi vendiamo a loro.
Pensavo che sarebbe bello avere un figlio un giorno: mi è venuto in mente guardando una mamma correre con un bambino al massimo di quattro anni sotto la pioggia, un tardo pomeriggio, schivando le pozzanghere mentre si tenevano per mano. E poco dopo un padre in macchina che cantava a squarciagola una canzone con il proprio bambino seduto a fianco, che lo guardava battendo le mani.
Pensavo che ovunque vai ci sono decine di meravigliose persone sconosciute con cui puoi parlare ridere e scherzare, e pensavo che mi sarebbe piaciuto nascere nomade, e che non avrei mai le palle per lasciare tutto e fare veramente il fotografo, come sogno. Pensavo che però mi piace la psicologia, e che l'alternativa in fondo non è così male.
Pensavo. Pensavo che ci son troppe cose a cui pensare.
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5 commenti:
pensavo e penso, che ti voglio bene, grazie cico...
pensavo che qualunque cosa tu decida di fare della tua vita... sarai comunque speciale.
Un bacio dall'"aldilà" e ricorda le scarpette gialle (che ora sono diventate viola dopo l'ultimo viaggio a Torino)..
Penso che a tutti capiti di pensare certe cose prima o poi e non c'è nulla di male nel pensarle. Penso anche che questo sia il tuo post più bello...anche se non penserò mai che l'Internazionale Milano sia da orgasmo:)!
penso che il pensiero sia ciò che si salva e Ci salva da questa inutile realtà..
ciò che ci dà appiglio e una speranza, per quanto co- costruita.
Qualcosa che ci xmette di continuare, nonostante.
è vero ci son troppe cose da pensare, sempre.
Meno male.
In culo alla consapevolezza.
mi piace proprio tanto ciò che scrivi ed il modo in cui lo esprimi...devi essere un ragazzo davvero speciale...
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