lunedì 30 aprile 2007

Pantheon


Il nascente partito democratico ha deciso di produrre, per dare una linea guida precisa ai propri intenti, una specie di "Pantheon" nel quale inserire quei personaggi di riferimento dai quali trarre ispirazione.
Visto che stamattina ho ascoltato la radio, in ufficio, e Linus e Nicola a "Dj chiama Italia" si sono divertiti a stilare l'elenco di personaggi che potrebbero appartenere al proprio personalissimo Pantheon di ispirazione, ci provo anche io. Le regole sono semplici, 5 personaggi, che con la loro vita e le loro "gesta", rappresentino un modello al quale ciascuno di noi ambisca in qualche modo, sia come modello, sia come fonte di ispirazione.

1) Ettore di Troia - perchè è l'eroe "secondario" per eccellenza. Non aveva i capelli biondi, non pensava molto alla cura del corpo, non partecipava a ricevimenti o a feste mondane: la sua unica ambizione era proteggere sua moglie, suo figlio, e la terra di cui era innamorato. Concreto, serio, sensibile, ha avuto la morte tragica e coraggiosa di cui parlavo tempo fa. E per questo ha tutta la mia stima.

2) Fabrizio De Andrè - Banalmente, perchè dopo aver letto la sua biografia, mi ha colpito la leggerezza con cui ha vissuto, mista alla profondità dei suoi pensieri: una persona che sapeva colpirti semplicemente stando in silenzio, tanto era imponente e ingombrante la sua presenza. Ha scritto testi meravigliosi, senza essere mai banale, retorico o scontato. Una sigaretta accesa e uno sguardo triste fuori dalla finestra, con "le dita che terminavano in una chitarra".

3) Stefano Benni - Cito questo autore nel mio personalissimo Pantheon poichè è grazie all'incontro casuale con le sue opere che la mia vita di "adolescente" è cambiata radicalmente: da massificato e ignorante tredicenne, immerso nella banalità del commerciale, ho cominciato a interessarmi a un mondo sempre più "underground" proprio dopo aver letto alcune delle sue divertentissime storie. "Comici spaventati guerrieri" è il primo libro che ricordo aver letto di Benni, e da allora è cresciuta in me la voglia di differenziarmi dalla massa, di fare un salto fuori dal cerchio. E forse anche la celata ambizione di diventare anch'io, un giorno, uno scrittore.

4) Marco Materazzi - Ero indeciso se mettere o meno un personaggio sportivo nel mio Pantheon personale, ma se la risposta fosse stata affermativa, la scelta non poteva che ricadere sull'anti-eroe per eccellenza. Denigrato, insultato e criticato da tifoserie lungo tutto lo stivale e da molti degli addetti ai lavori, ha toccato poco prima dei mondiali tedeschi il fondo: relegato in panchina nell'Inter, convocato in nazionale con dubbi e incertezze dei più. Poi la svolta: il titolare si infortuna, lui entra e il suo sogno diventa il nostro: campione del mondo, con due reti e personalità da leader. L'anno successivo stra-vince con l'Inter, ma soprattutto riconquista la dignità personale con l'atteggiamento del professionista maturo, finalmente se stesso. L'emblema del brutto anatroccolo che diventa cigno.

5)Audrey Hepburn: Perchè una parte di me avrebbe sempre voluto essere donna, e se fossi stato donna lei sarebbe stata inevitabilmente la mia musa. Bella, semplice, leggermente paranoica, intelligente, capricciosa. Aveva bisogno soltanto di uno sguardo per avere tutti ai propri piedi, così distante dalle "finte-belle" di oggi che quasi sembra un'aliena. In un mondo nel quale il prototipo di bellezza sta diventando una come Elisabetta Gregoraci, il mio riferimento è un tributo nostalgico, bella proprio perchè eccezione.


Stanno fuori alcuni personaggi che hanno perso il ballottaggio per pochi punti, o per incopatibilità con il mio intento. Che Guevara ad esempio, non il Che politicizzato, ma quello de "I diari della motocicletta", avventuriero e nomade (a proposito, per chi fosse interessato, tra un paio d'anni ho intenzione, insieme al mio amico Luis, di ripercorrere il viaggio del giovane Che Guevara in motocicletta, girando il sud-america e riscrivendo una sorta di mio personale diario. Spero che tutto ciò si realizzi e non rimanga come sempre un sogno irrealizzato). Sono rimasti poi fuori una serie di fotografi che ho conosciuto soprattutto negli ultimi anni, perchè citarli tutti era impossibile e nessuno di essi era più significativo degli altri; alcuni scrittori, cantautori, psico-analisti o terapeuti, alcuni intellettuali, filosofi e qualche artista. magari un giorno approfondirò il discorso.

E ora a voi: quali sono i vostri personaggi di riferimento, che meritano di essere citati nel vostro Pantheon? ditemelo.

sabato 14 aprile 2007

Una generazione rubata


Ci vorrebbe una lunga premessa, per poter esprimere il vuoto che ho dentro.

La premessa potrebbe consistere in questo: le popolazioni native australiane sono state, dopo l'occupazione "occidentale", costrette a una forzata civilizzazione. Essa era orientata principalmente alla cancellazione del tratto "indigeno" dai figli meticci, nati da relazioni spesso clandestine tra bianchi e neri: stimatissimi studi dimostravano infatti che, generazione dopo generazione, tramite il susseguirsi di incroci di questi "mezzi-sangue" con partners puri, il gene "scuro" veniva cancellato completamente.
Tramite un piano su larga scala, bambini meticci venivano letteralmente strappati dalle braccia della propria madre e dalla certezza della propria cultura, e scaraventati in centri specializzati, dove avrebbero potuto venire educati, fatti "progredire" al livello dei bianchi.
I responsabili di questa che a noi può sembrare una vera e propria follia, siamo noi.

Questa è la premessa.
Il senso di vuoto da dove nasce? Nasce dal fatto che le migliaia di suore, missionari e "ben disposti" che avevano messo in piedi questo meccanismo (si, erano in gran parte suore e preti, non c'è da stupirsi in fondo) erano convinti e decisamente sicuri di AIUTARE queste persone, questi bambini a trovare una strada, un futuro. Mentre probabilmente, l'unica cosa che veramente i nativi, meticci e no, volevano, era di poter vivere nel proprio territorio, seguendo il proprio istinto naturale, assaporando a pieni polmoni la cultura di cui erano pregni.

E io in tutto questo cosa centro? Centro eccome: chi mi dice che le missioni di volontariato alle quali probabilmente parteciperò nei prossimi anni non siano una simile forma di repressione? Loro, gli altri, vogliono davvero essere aiutati da noi "occidentali"? Ne hanno davvero bisogno o sono anche io come uno di quei missionari che avevano la presunzione di aiutare, mentre l'unico risultato che ottenevano era l'inesorabile annientamento di una cultura millenaria?

Per chi volesse saperne di più, consiglio la visione del film "La generazione rubata". Capirete cosa intendo.