mercoledì 10 gennaio 2007

R-esitenza?


Non se ne può più. Di chi sto parlando? Di Gianpaolo Pansa e Giorgio Bocca. Ormai non ha quasi più senso chiedersi chi dei due abbia ragione: entrambi risultano dire la stessa cosa, personalizzandola e cercando di imporre il proprio punto di vista, creando una faida figlia dei propri odi personali.
Uno sottovaluta certe cose, mentre il secondo ne ipervaluta altre, tutto li.
Uno afferma che «la guerra partigiana è stata importante, ma si è prestata a degenerazioni e retorica di comodo», mentre l’altro risponde che «essa si è prestata a degenerazioni e retoriche di comodo, pur essendo stata importante». Cioè lo stesso concetto, ma capovolto, ipotizzando che il diverso ordine delle idee cambi il succo del discorso.
Bocca ha ragione quando dice che «mettere in discussione certi valori è indice di fascismo»; ma ha ragione Pansa quando sostiene che «la sinistra clericale è sempre stata fascista a suo modo, ma con pretese di moralità che è ora che finiscano». Ma l’Italia è ancora oggi fascista, lo si sa bene: basta guardarsi intorno, i vecchi fascisti sono ancora tutti in giro, mascherati sotto altre bandiere, a volte talmente ipocriti da non sembrar veri. E anche il controfascismo, spesso, risulta essere fascismo alla rovescia.
Basta, non se ne può più!
Da un punto di vista storico e sociale, la Resistenza è stata un fenomeno fondamentale, necessario e inevitabile.
Che tra le file dei partigiani di tanto in tanto si nascondessero criminali, poco di buono, gente unitasi alla lotta solo per mascherare la possibilità di compiere crimini o vendette personali, deve stupire così tanto? Capita in tutte le guerre, da quando l’uomo ha per la prima volta raccolto un bastone per colpire un suo simile.
Che, contrapposti, ci fossero tra tutti i morti ammazzati dai partigiani, moltissimi che il fascismo l’avevano “subito”, più che appoggiato, era di di nuovo inevitabile, nella ingiustificata spietatezza che ha caratterizzato quegli anni bui della storia italiana.
Che senso ha dunque continuare a cercare di attribuire una ragione agli uni o agli altri? Perché deve esserci per forza un buono, da contrapporre inevitabilmente a un cattivo? In situazioni come quelle non ci sono vincitori o vinti, hanno perso tutti.
La storia dovrebbe insegnare a non commettere gli stessi errori, invece di alimentare una faida che ha già causato troppe vittime, colpevoli soprattutto di aver conosciuto il mondo nel momento sbagliato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Parlare di fascismo e antifascismo non da un punto di vista strettamente storico, ma di ideologia sociale ancora attuabile è davvero anacronistico nel 2006.
Tuttavia fino a quando saranno ancora in vita persone che quel periodo l'hanno vissuto sentiremo ancora a lungo questi discorsi per noi "play-generation" sterili.
Il processo di storicizzazione è lungo e complesso: nessuno vuole diventrare solo "storia" tutti vogliono ancora essere "attualità", anche Bocca e Pansa.

...ed in fondo il libro di Bocca io l'ho pure regalato a Natale: fa figo e non impegna.

fRa_gAv ha detto...

Ciao Cico... un abbraccio.