sabato 24 febbraio 2007

Cammina tra di noi, ma non è uno di noi


Credo sia stata colpa mia, se ieri sera, parlando con una mia amica di questo e quello, il nostro argomento è tornato sulla morte. Sconvolge sempre parlare dell'argomento estremo, della nera meretrice, del passo finale, dell'ultimo saluto: è una questione, però, che mi ha sempre affascinato e un po' suggestionato. Tutti i miei amici più intimi sanno che, per lungo tempo sono stato convinto che sarei morto a 23 anni: non per vezzo o per divertimento, ma perchè per una settimana avevo sognato, notte dopo notte, che mi sarei spento a quell'età. Cioè capite: sognare consecutivamente per sette notti, in modi diversi, la propria morte sempre allo stesso modo, e sempre alla stessa età, ti fa porre qualche domanda. Beh, adesso ne ho compiuti 25, e sono ancora qua. Quindi la mia mini-serie di sogni avrà sicuramente voluto significare qualcos'altro, che ignoro.
Poi ho letto, qualche settimana fa, che una ragazza ha detto scherzando al proprio fidanzato che sarebbe morta il tale giorno. Ed è successo. Non nascondo che ho provato un po' di invidia: non perchè è morta, certamente (trovo che sarebbe una profonda mancanza di rispetto nei confronti della vita, e di chi la mia vita ha reso possibile e caratterizzato), ma perchè in qualche modo lei ha potuto "controllare" ciò che è incontrollabile per natura.
Ho visto un video su internet, di un ragazzo di 21 anni, chiamato Trainsurfer: ecco, ieri sera, parlando con questa mia amica, le ho detto questo: che vorrei se potessi scegliere, una morte "tragica ma coraggiosa". Come quella che ha avuto appunto il trainsurfer: la morte tragica la scelgo per egoismo, certo, perchè fa male pensare di andarsene senza che freghi nulla a nessuno. Siamo egoisti, e io lo sarei anche all'ultimo minuto. Ma una morte coraggiosa, senza smettere di vivere la mia vita, facendo qualche pazzia e andandomene con un sorriso.
Non è una mancanza di rispetto per tutti coloro che soffrono per un male incurabile, o per aver subito un grave incidente, ho detto alla mia amica, ma è il desiderio di non andarsene nell'anonimato, vecchio e solo. "Se la morte fosse davvero lì, dietro l'angolo, la penseresti diversamente", mi ha detto un altro mio amico, in una differente occasione in cui la questione era stata sollevata. Si, forse è vero. "Tutta colpa di gente come Jim Morrison e Kurt Cobain, se la gente fa questi discorsi", ha sostienuto un terzo. Vero anche questo.
"Cammini tra di noi, ma non sei uno di noi", mi ha detto una zingara, quando avevo 12 anni. L'ha detto per farsi dare qualche soldo, o per spaventarmi: ma ho sempre pensato che volesse dire che "il destino" avrebbe cercato di aggiustare le cose con me. Patetico? Forse.

p.s. Nella nona puntata della terza serie di Lost, una thailandese dice a Jack, protagonista bello e malinconico, la stessa frase. Ci sono rimasto secco.

4 commenti:

la rochelle ha detto...

più che una morte, cerco una vita intensa con forti sensazioni, ogni tanto anche non spiacevoli. mi colpisce sempre quando parli così. tra l'altro sono alla ottava puntata della prima serie di lost: spero di non morire prima...

L@ Str@mp@ ha detto...

.....un uomo che sa vivere sa anche morire...ma prima deve vivere pienamente...."(Osho)

Anonimo ha detto...

"cammina tra di noi, ma non è uno di noi"

lost stagione 2 episodio 9

Anonimo ha detto...

stagione 3* episodio 9 (21/02/2007)