sabato 6 ottobre 2007
6 agosto, 62 anni dopo
Il 6 agosto, compie gli anni il mio amico Luis.
Il 6 agosto, però, 62 anni fa, una bomba atomica chiamata in codice Little Boy veniva sganciata dal B-29 statunitense "Enola Gay", sulla città di Hiroshima in Giappone, alle 8:16 di mattina (ora locale). Esplose ad un altitudine di 576 metri con una potenza pari a 12.500 tonnellate di TNT uccidendo all'istante 80.000 persone (altre 60.000 moriranno entro la fine dell'anno a causa delle malattie causate dal "fallout" nucleare) e distruggendo circa l'80% dell' area edificata della città.
Ricordo una ragazza giapponese, conosciuta su Icq, un programma per chattare, parecchi anni fa. Non ricordo il suo nome, ma ricordo che mi aveva mandato una sua foto, ed era anche abbastanza carina: aveva un kimono rosso, era in un giardino e rideva mentre cercava di coprirsi il volto con una mano.
Una pomeriggio caldo d'agosto, mi aveva raccontato che suo nonno era sopravvissuto all'attacco di Hiroshima, quando era poco più che un ragazzo, e quella storia mi è rimasta ben fissa nella memoria.
Era al primo anno di università, suo nonno. Era a scuola, in cortile. L'allarme anti-aereo aveva suonato circa una mezz'ora prima, ma era poi subito rientrato: i professori avevano dato il permesso agli studenti di tornare all'aria aperta, e lui stava parlando con alcuni amici sotto una pianta. La scuola che frequentava, si trovava a circa 2 km di distanza dal punto nel quale venne sganciato l'ordigno nucleare: ricordava, perfettamente, la scia bianca lasciata dal bombardiere che aveva sorvolato la città, come un puntino lontano ma perfettamente distiguibile. Non si era chiesto come mai un aereo "nemico" si era palesato così all'improvviso, nonostante l'allarme fosse rientrato. Non ce n'era stato il tempo. Il suo corpo era stato scaraventato a una decina di metri di distanza, senza poter opporre resistenza. Aveva perso i sensi, forse, poi si era rialzato e sentiva un formicolio dappertutto. C'era fumo dappertutto, ma non sentiva urla. Era un silenzio quasi agghiacciante. Solo qualche minuto dopo, aveva cominciato a rendersi conto di cosa era successo: tutti i suoi amici, come lui, erano stati scaraventati a distanza. Ma la cosa sconvolgente non era quella: guardandosi, si era reso conto di essere praticamente nudo. I vestiti erano bruciacchiati, fusi, distrutti: la pelle faceva male, in alcuni punti era staccata dal corpo, fino alla carne. non faceva male, aveva raccontato alla nipote, ma era uno spettacolo raccapricciante. Un suo amico, piangeva: senza dire una parola lo aveva sollevato e insieme si erano avviati verso le macerie della scuola. Camminando, aveva guardato Hiroshima, o meglio, aveva guardato verso il punto in cui, poco prima, esisteva Hiroshima. Tre quarti della città non esistevano più.
E a quel punto, aveva pensato a sua madre, e sua sorella.
Qui, il racconto della mia amica si era interrotto. Non mi ha mai raccontato il resto, cosa era successo dopo. Non ho enfatizzato le sue parole, le ho riportate semplicemente come le ricordo. Nel suo cuore erano impresse queste immagini, passatele dalla memoria viva dal nonno: lei le ha poi trasferite nel mio.
Il 6 agosto, l'uomo si è mostrato per quello che è?
Buon compleanno.
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5 commenti:
Si.
sinceramente spero proprio di no...ma ho sempre più paura di sì
capace di infinite dolcezze come di inenarrabili nefandezze: questo è l'uomo. splendida idea il tuo post, cico
Il mio ottimismo mi spinge a credere fermamente nel fatto che l'uomo... l'uomo no, non è così. Il mio realismo mi convince del contrario. Siccome questi orrori (e i libri di storia ne sono colmi, il tuo racconto ne illustra solo uno...) fanno parte di una cultura minchiona, mi piace credere che là, proprio in quella fetta di mondo colpita da "little boy", gli uomini siano meno rincoglioniti che qui da noi, in occidente. Spero che, alla fine, i numeri pareggino e il saldo sia, almeno, equilibrato. Equilibrato davvero, non come lo intederebbero gli americani...
Sì ottima idea il tuo post. Bravo.
Ci vediamo Cico.
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