sabato 10 novembre 2007

Viaggiando con Morrison


Ero alla stazione, aspettavo il treno per torino, e l'iPod riempiva le mie orecchie di Morrison, per l'ossessione che ritorna.
Ho visto, a un certo punto, un amico che proprio amico non è, di quelli che se li incontri sul treno non sei abbastanza estraneo per far finta di nulla, ma nemmeno abbastanza conoscente da poter viaggiare insieme, discorrendo. Persona appiccicosa per di più.
Eventualmente, se lui mi avesse visto, sarebbe stata un'ora di imbarazzi e frasi di circostanza. Ho deciso, quindi, di girarmi dall'altra parte, prima che lui si rendesse conto di me, facendo anche finta di telefonare, per essere sicuro che, anche se mi avesse notato, non avrebbe avuto il coraggio di avvicinarmi.
Quando il treno era ormai arrivato, lui mi si era però avvicinato: vedevo la sua immagine riflessa nella lucida fiancata del convoglio, che aspettava, proprio dietro di me che le porte si aprissero. Ero fregato.
Conclusi con pochi convenevoli la mia telefonata immaginaria, mi piegai per raccogliere le valigie, sicuro che lui mi avrebbe attaccato inevitabilmente bottone, ma mi passò invece di fianco, senza voltarsi, e si buttò in un vagone. Io, con abile sapienza tattica, mi gettai nel vagone antistante, evitando così, con un certo compiacimento, di starlo a sentire fino a Porta Nuova.
Poi, però, il compiacimento mutò rapidamente in dubbio: era impossibile che non mi avesse visto. E quindi? E quindi forse lui stesso aveva cercato di evitarmi. Ma come? Una persona che "planetariamente" è considerata uno sfigato, mi evita?
Lui si permette di evitare me? Mi attanagliò un indescrivibile sconforto, mentre la voce piena di Morrison di certo non aiutava a scacciare i fantasmi.
Avrei voluto alzarmi per andare di là a chiedergli come si era permesso, lui, di evitare me. Spaccargli la faccia, magari. Una vocina intanto mi chiedeva, inascoltata, perchè ne facevo un dramma, visto che avevo desiderato con tutto me stesso, solo pochi minuti prima, di potergli sfuggire.
Ne faccio un dramma perchè non posso essere rifiutato, sono io a rifiutare gli altri.

Before I sink into the big sleep, I want to hear, I want to hear... The scream of the butterfly.

I treni, i pullman, sono sempre pieni di una musica invisibile. Ogni persona che incontri con un paio di cuffie nelle orecchie, ha una colonna sonora per il viaggio che sta percorrendo: sono melodie diverse, l'una dall'altra, per lo stesso film.

La colonna sonora è così importante per la buona riuscita del film?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

forse lui pensava le stesse cose di te

Anonimo ha detto...

sono d'accordo...e si, la colonna sonora è fondamentale...bacio ciri

krepa ha detto...

ehi ehi...
grande Jim, sto leggendo ora una loro biografia e la casa, in questo istante è riempita dalle note dei Doors...

anche a me è capitata una volta la stessa cosa con un vecchio compagno delle medie...ti dirò di più, io l'ho salutato e lui niente.
e non è successo una volta sola, ma ben 3 volte in periodi diversi. da allora non lo saluto ovviamente più, ma ci rimanevo male, visto che era "planetariamente" ritenuto sfigato...

ma tant'è mio caro...in quanto a colonne sonore, credo che ogniuno abbia la colonna del proprio film, perchè ogni viaggio o viaggiatore ha il suo. ma forse vediamo la cosa alla stessa maniera. adoro le stazioni....

Anonimo ha detto...

caro psicologo, mai sentito parlare di diniego?
di proiezioni?

magari t hw evitato perchè sapeva già che dopo le frasi di circostanza i ruoli sarebbero stati netti e palesi,una volta ancora , una sorta di rimando continuo che se si può è meglio evitare..

una boutade cattivissima: perchè solo tu puoi rifiutare?

tat wan asi: questo vivente che soffre, sei tu...